Paura di volare e paura di guidare: cosa sono e come gestirle?
Il DSM-5 definisce la fobia come una paura o ansia marcata verso un oggetto o situazioni specifiche. La persona che soffre di una fobia specifica sente una paura intensa, persistente, sproporzionata non solo quando lo stimolo fobico è presente ma anche quando si aspetta di affrontare quell’oggetto o quella situazione specifica ed è per questo che la persona tende a mettere in atto comportamenti di evitamento o rimuginii, ad esempio evitando situazioni percepite come pericolose, poiché hanno la sensazione che lo stato di ansia non sia controllabile. Se la persona percepisce l’impossibilità di allontanarsi o di evitare la situazione o l’oggetto temuto, è possibile che l’ansia sia tale da scatenare un vero e proprio attacco di panico. Vorrei però porre attenzione sul meccanismo di evitamento, il quale seppur possa apparire inizialmente un’ottima soluzione per non sentire paura intensa, in realtà diventerà presto una vera e propria trappola.
Perché? Prova a chiederti se evitando una situazione percepita come temuta, ad esempio evitando di entrare in ascensore o evitare di farti le analisi del sangue, la volta dopo che dovrai affrontare la stessa situazione, ti sentirai capace o incapace ad affrontarla?
L’evitamento va a confermare la pericolosità della situazione evitata e prepara all’evitamento successivo, rinforzando il senso di incapacità interna, creando così un circolo vizioso, che da una parte quindi porta a essere sfiduciati sempre di più nelle proprie capacità e dall’altra compromette le relazioni sociali, perché pur di evitare la cosa temuta si è pronti a rinunciare a una serata tra amici o ad un controllo medico.
Quali sono i sintomi?
I sintomi somatici provati da chi soffre di fobie specifiche sono: tachicardia, vertigini, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. Queste manifestazioni si avvertono alla vista dell’oggetto temuto o al solo pensiero di poterlo vedere. Alcuni miei pazienti avvertono questi sintomi anche solo parlandone. Questi sintomi relativi a un’iperattivazione fisiologica si alleviano quando la persona ritiene di aver evitato lo stimolo, di essersene allontanata o di essere in un ambiente che valuta sicuro. In altre persone, in particolare per alcune tipologie di fobie specifiche, può invece attivarsi a livello fisiologico una risposta opposta, con un notevole abbassamento della pressione sanguigna e una decelerazione del battito cardiaco, fino a provocare svenimenti. Queste ultime reazioni sono tendenzialmente tipiche di fobie legate alla paura delle iniezioni, o indagini mediche anche non invasive, alla vista del sangue o ferite. I sintomi somatici che, quindi, si riscontrano più frequentemente sono tachicardia, sudorazione, nausea, vomito, crampi e cefalea, mentre i sintomi psicologici più diffusi sono la paura di morire, di impazzire o di perdere il controllo.
Il funzionamento di personalità delle persone fobiche, secondo il modello dell’organizzazione fobica di personalità di Guidano (1988, in Napoli e Giannini, 2016), si polarizza intorno a due bisogni fondamentali: il bisogno di autonomia/esplorazione e il bisogno di accudimento/protezione, unito ad un costante bisogno di ipercontrollo, per cui la persona fobica tenderà a fluttuare continuamente tra questi due bisogni e a rispondere con intensa ansia e paura nel momento in cui questi bisogni vengono minacciati.
Esistono 5 tipologie di fobia specifica:
- ANIMALI (zoofobia): è un tipo di fobia specifica con esordio nell’infanzia ed è maggiormente presente nelle donne. Ecco gli esempi più comuni di fobia specifica per gli animali:
ragni (aracnofobia)
insetti (entomofobia)
serpenti (ofidiofobia)
uccelli (ornitofobia)
roditori (musofobia)
cani (cinofobia)
gatti (ailurofobia)
pesci (ittiofobia)
- AMBIENTE NATURALE: spesso l’esordio è in infanzia ed ecco alcuni esempi:
altezze (acrofobia)
acqua (idrofobia)
temporali (ceraunofobia)
- SANGUE, INFEZIONI, FERITE: questa fobia specifica è caratterizzata da un’alta familiarità. Tipicamente questa fobia specifica porta a una risposta lipotimica vasovagale (il 75% delle persone sofferenti di questa fobia specifica riporta almeno un episodio di svenimento). La paura che sta alla base di questa fobia specifica è quella di poter stare male e sentire dolore, un dolore, come spesso definiscono i miei pazienti che ne soffrono, di non riuscire a gestire. Ed eccone alcuni esempi:
vedere il sangue (emofobia)
ricevere una puntura (aichmofobia)
sottoporsi a procedure mediche invasive
assistere a un intervento chirurgico
- SITUAZIONALE: l’esordio di questa fobia specifica è caratterizzato da due picchi, uno nell’infanzia e uno intorno ai 25 anni circa:
spazi chiusi (claustrofobia)
volare (aerofobia)
guidare (amaxofobia)
ascensori
ponti
- ALTRO TIPO:
soffocare (anginofobia)
pagliacci e maschere (coulrofobia)
bambole (pediofobia)
rumori forti (liguirofobia)
vomitare (emetofobia)
Ultimamente arrivano in terapia molte persone che soffrono di fobie specifiche, in particolar modo situazionali. Voglio precisare che la persona che soffre di fobia specifica riconosce ed è consapevole che la propria paura è eccessiva e questo le permette, innanzitutto di chiedere aiuto e, in terapia , di poter lavorare sulla relativa regolazione psico-emotiva. Infatti, il motivo principale per cui in genere le persone che soffrono di fobie specifiche arrivano in terapia è che l’ansia eccessiva sta trasformandosi in attacchi di panico, limitando di conseguenza i propri ambiti di vita, non solo per la fobia specifica ma anche per gli attacchi di panico situazionali e, per un altro motivo fondamentale: l’evitamento. L’evitamento di varie situazioni della vita quotidiana è divenuto talmente frequente da ridurre fortemente le possibilità di interazione con gli altri e con il mondo circostante e da risultare, pertanto, altamente invalidante per il loro funzionamento sociale, affettivo, lavorativo e in altri ambiti di loro interesse. Manager che perdono occasioni di lavoro perché non prendono l’aereo o non guidano per lunghe distanze per paura delle gallerie, ad esempio. Persone che evitano controlli medici per paura delle iniezioni o della stessa visita medica.
I pazienti che negli ultimi anni incontro maggiormente in terapia sono aerofobici e amaxofobici.
La paura di volare e paura di guidare:
La paura di volare (aerofobia) e di guidare (amaxofobia) sono inserite tra i disturbi di ansia, in particolar modo tra le fobie specifiche situazionali.
Aerofobia: alcuni ricercatori parlano dell’aerofobia non tanto legata alla paura di morire, quanto alla paura di abbandonare i propri cari, di ineluttabilità di fronte ad un incidente aereo dove inevitabile è la morte, incapacità di controllo e quidi di impotenza di fronte al mezzo (sindrome del passeggero) nonché di malessere fisico legato alla velocità o all’altitudine interpretate dalla persona fobica come vere sensazioni di morte (Siracusano, Niolu, 1999). Da una indagine Doxa del 2005, in Italia , la percentuale degli aerofobici è circa il 50% della popolazione.
Amaxofobia: spesso la paura di guidare può essere una componente di altri disturbi, ad esempio è nota una sovrapposizione con l’agorafobia, con il disturbo di panico o con il disturbo post traumatico da stress.
Secondo Massaro (2014) la paura di guidare si può manifestare nella realtà o nelle fantasie anticipatorie delle persone amaxofobiche, in condizioni specifiche ma con differenze interindividuali nella manifestazione del problema:
la paura di guidare da soli in genere in assenza di una specifica persona al proprio fianco;
la paura di guidare di notte o quando è buio;
la paura di guidare in autostrada e su strade a scorrimento veloce;
la paura di guidare attraverso le gallerie;
la paura di valicare i ponti, in particolare se alti o lunghi;
la paura del traffico nel quale ci si può trovare bloccati o rallentati mentre si è alla guida;
la paura di allontanarsi oltre ad una certa distanza da casa.
La paura di guidare ha gravi conseguenze nella vita di una persona, come la restrizione della libertà, un mancato sviluppo della carriera e l’imbarazzo sociale. Infatti guidare è una abilità che facilita spesso il mantenimento dell’indipendenza e della mobilità consentendo il contatto con varie attività importanti. Per cui, dato ch spesso la fobia di guidare non si presenta da sola ma è frequentemente associata ad un distubo di ansia o depressivo, è bene non sottovalutare il problema. L’amaxofobico tende a dipendere dagli altri che lo accompagnano da un luogo all’alto e, anche se ciò potrebbe apparire non eccessivamente problematico, pensiamo ad esempio ad una mamma lavoratrice che deve fare la spesa, accompagnare i figli a scuola , fare sport ec. La patologia difficilmente diminuisce o avviene una remissione senza un adeguato trattamento e, se non trattata, può divenire cronica. Tipico degli amaxofobici è evitare di guidare o guidare solo in condizioni di emergenza o guidare ma con evidenti segni di ansia mentre si è alla guida. Il terapeuta, durante la valutazione diagnostica, deve sempre tener presente che la paura di guidare può essere un segnale di altri disturbi per cui è fondamentale una valutazione completa, profonda, dettagliata della situazione mentale del paziente (Napoli, Giannini, 2016).
Cosa fare?
Il primo passo da fare per chi soffre di questi disturbi è rivolgersi ad uno specialista che può valutare in modo accurato la problematica e la sua intensità, in modo da trattare correttamente il problema presentato insieme alla persona. In alcuni casi potrebbe risultare necessaria una integrazione iniziale farmacologica. Napoli e Giannini (2016) sostengono che tra i vari trattamenti psicologici per far fronte all’aerofobia e amaxofobia, si può far riferimento al trattamento cognitivo-comportamentale, che si articola in diverse fasi: desensibilizzazione sistematica, esposizione agli stimoli temuti sia tramite immagini che in vivo, Virtual Reality Exposure Therapy (VRET) e tecniche di rilassamento e al trattamento integrato umanistico-bioenergetico. Particolare attenzione infatti è all’approccio psicoterapico integrato corpo-mente, un protocollo di trattamento umanistico e bioenergetico applicato sia alla paura di volare che di guidare che prevede 8 passi, protocollo che deve essere necessariamente adattato al singolo caso, poiché altamente personalizzato:
1.Sentirsi accolti. In un contesto in cui il terapeuta è empatico, autentico e accentante nei confronti del paziente, viene chiesto al soggetto di visualizzare e rappresentare in forma anche grafica la sua paura.
- Imparare a respirare. Il soggetto ansioso avverte spesso la sensazione di “fame d’aria” e viene pertanto guidato nello sperimentare la respirazione diaframmatica.
3.Dalla fiducia nell’altro alla fiducia in sé. La persona viene guidata dal terapeuta ad abbandonarsi e a fidarsi di lui e, attraverso esercizi di visualizzazione, ha modo di sentire la propria stabilità, sicurezza e acquisire consapevolezza di limiti e risorse.
4.Vivere il Qui ed Ora e gestire i pensieri disturbanti. Vengono utilizzati protocolli Mindfulness, in particolare il body-scan, con l’obiettivo di avere strumenti di consapevolezza utili per gestire momenti di difficoltà in maniera autonoma.
5.Imparare a vivere l’attesa. Attraverso la stimolazione del canale emotivo, il paziente viene allenato a sentire e a riconoscere le emozioni, prendendone così la giusta distanza per evitare di esserne travolto.
6.Arricchire la propria identità. L’immagine che la persona fobica ha di sé è spesso quella di una persona incapace o fallita. In questa fase il paziente lavora sulla stima di sé con l’aiuto del terapeuta.
7.Cadere e rialzarsi. Imparare a rialzarsi nel caso di fallimenti è importante per gestire eventuali ricadute.
8.Provarci. Il paziente in immaginazione viene esposto alle situazioni temute partendo da una condizione di rilassamento.
Nella mia pratica clinica, mi occupo da anni del trattamento dei disturbi di ansia, in particolar modo mi dedico al disturbo di panico e fobie. Negli anni, ho sentito la curiosità e il desiderio di integrare le mie competenze con altre sempre più attuali e aggiornate scientificamente, per cui ho frequentato corsi di gestione dell’ansia e del panico attraverso l’approccio cognitivo-comportamentale e breve-strategico (presto altre novità in arrivo nel mio studio!!!…tieniti aggiornato qui sul sito, Facebook e Instagram), i quali, integrandoli all’approccio umanistico bioenergetico mi permettono un’elevata personalizzazione del trattamento psicoterapico, essendo la persona una unità di corpo, mente e spirito, e lavorando insieme alla persona attraverso un approccio corporeo e verbale ritroviamo insieme nuovi sentieri più funzionali per fronteggiare le proprie problematiche, migliorando così la propria qualità di vita.
Riprendi in mano la tua Vita!
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Bibiliografia
Massaro, F. (2014). La paura di guidare (amaxofobia): quando l’ansia afferra il volante.
Napoli, L., Giannini, M. (2016). La paura di volare e la paura di guidare.Una guida al trattamento delle fobie specifiche. Franco Angeli Editore.
Siracusano , A., Niolu, C. (1999). La paura di volare perché viene e come si supera l’ansia di prendere l’aereo. Roma, Il Pensiero Scientifico Editore.